1. Perché il censimento ISTAT è fondamentale?
Il censimento permanente delle istituzioni non profit punta a fotografare un settore in forte crescita, centrale per l’economia e la società italiana. “Contarsi per contare”, sottolinea Fabio Rapiti, direttore della Direzione centrale ISTAT: solo dati affidabili permettono di valorizzare il contributo del non profit e orientare politiche efficaci.
“Gli ultimi dati diffusi da Istat sulle istituzioni non profit ci restituiscono l’immagine di un settore che in Italia muove quasi 93 miliardi di euro” evidenzia Paolo Venturi[1], “il 7% di esse deriva da privati” (Sara De Carli)[2]. In Italia operano circa 360 mila enti tra associazioni e fondazioni, con quasi 920 mila dipendenti e 4,6 milioni di volontari. Gran parte degli enti è attiva nei servizi sociali e nella protezione civile, mentre il 13,7% si dedica al contrasto del disagio sociale. Tre quarti delle organizzazioni collaborano stabilmente con le istituzioni pubbliche, confermando il ruolo centrale del non profit nel tessuto sociale ed economico italiano.
Il censimento monitora l’evoluzione del settore, le strategie operative e le risposte alle sfide del welfare e della sostenibilità. L’Italia è tra i pochi Paesi europei a disporre di un registro annuale e di una rilevazione triennale su larga scala, offrendo così una fotografia aggiornata e completa delle organizzazioni non profit.[3]
2. Come funziona il censimento permanente?
Il censimento permanente delle istituzioni non profit si basa su due strumenti chiave. Il Registro INP, aggiornato annualmente dal 2016, raccoglie dati strutturali integrati con fonti amministrative, incluso il RUNTS. A completare il quadro c’è la rilevazione multiscopo, un’indagine campionaria su circa 60.000 enti che approfondisce attività, risorse e relazioni nel settore.
L’edizione 2025 porta novità nel questionario: spariscono i quesiti su COVID e stato patrimoniale, mentre entrano temi come investimenti, rapporti con soggetti pubblici, innovazione sociale e valutazione dell’impatto (VIS). Restano centrali le otto sezioni principali, dall’anagrafica alle risorse umane ed economiche, fino a digitalizzazione, comunicazione e reti di relazione.[4]
Per ridurre il peso sulle organizzazioni è stata adottata una logica più modulare, con un abbattimento del carico statistico del 20%. Inoltre, viene sperimentata una modalità “mixed mode”: compilazione online autonoma o, se necessario, supporto da rilevatori esterni, senza compromettere la qualità dei dati.
Resta però difficile cogliere appieno aspetti qualitativi come motivazioni profonde, impatto sociale e nuove forme di volontariato, soprattutto quelle nate online o in reti spontanee, spesso invisibili alle indagini statistiche tradizionali.[5]
3. Partecipare al censimento: strumenti e modalità
Per partecipare al censimento delle istituzioni non profit, ogni ente riceve una comunicazione ufficiale tramite PEC o raccomandata con le credenziali per accedere al questionario online. Chi non completa autonomamente la compilazione può ricevere supporto da una società esterna, anche attraverso interviste telefoniche (CATI) o videointerviste, per garantire un contatto diretto e personalizzato.
Dal dicembre 2024 è attivo il numero verde 1510, operativo fino a ottobre 2025, che centralizza informazioni e assistenza, affiancando e-mail e sito web. ISTAT invia inoltre solleciti e promemoria, strategia che ha già aumentato sensibilmente i tassi di risposta.
Ad oggi centinaia di istituzioni hanno partecipato, mentre altre sono in fase di compilazione. Durante gli incontri con il settore, sono state condivise testimonianze che sottolineano l’importanza di accompagnare tutte le fasi del censimento e di creare reti collaborative. Secondo ISTAT, il censimento non è solo un obbligo statistico, ma uno strumento per valorizzare i 4,6 milioni di volontari e raccontare la pluralità di ambiti in cui il non profit opera, dai servizi sociali alla protezione civile, fino alle nuove forme di volontariato emergenti.[6]
4. Il ruolo del non profit nella società italiana
Il Terzo Settore sta vivendo profondi cambiamenti in un contesto segnato da crisi globali, nuove povertà, effetti del cambiamento climatico e trasformazioni sociali legate al digitale e all’intelligenza artificiale. In questo scenario, il non profit rappresenta una risposta concreta grazie al lavoro di professionisti e volontari. La riforma del settore, con il via libera europeo, introduce nuove regole fiscali e di trasparenza, mentre il registro unico diventa uno strumento centrale per monitorarne l’evoluzione.[7]
L’ISTAT conferma il censimento come strumento fondamentale per raccogliere dati affidabili e favorire un’integrazione tra non profit, pubblica amministrazione e imprese. La collaborazione tra settori è considerata essenziale, basata su obiettivi condivisi, innovazione e capitale sociale. Negli ultimi anni, il dialogo con gli enti territoriali è aumentato, mentre quello con le imprese private è diminuito.
Dal mondo associativo emergono segnali di urgenza: conoscere meglio il Terzo Settore, puntare sulla rendicontazione sociale, creare alleanze e favorire l’inclusione. Il Forum del Terzo Settore invita a “contarsi per contare”, mentre CSVNet sottolinea il volontariato in trasformazione, sempre più diversificato e radicato nei territori.
Secondo ISTAT, in Italia i volontari sono circa 4,7 milioni (9,1% della popolazione), un calo rispetto a dieci anni fa, con una crescita delle forme ibride che combinano volontariato organizzato e aiuto diretto. Le motivazioni spaziano dal bene comune alle emergenze, con una partecipazione più alta tra laureati e pensionati rispetto ai giovani.[8]
Il tema delle donazioni e degli incentivi fiscali è stato affrontato come leva strategica per sostenere il settore: quasi tutti i Paesi europei adottano agevolazioni per i donatori, con vari modelli di deduzioni, crediti d’imposta o contributi pubblici aggiuntivi. Restano però criticità, soprattutto sul fronte delle donazioni transfrontaliere, dove la Corte UE ha ribadito il principio di non discriminazione, ma le pratiche nazionali rimangono frammentate. L’ipotesi di uno status europeo per le organizzazioni di utilità pubblica potrebbe garantire regole uniformi e maggiore equità fiscale.[9]
Solo il 17% delle organizzazioni italiane fa fundraising: la maggior parte non chiede fondi, rischiando di perdere opportunità vitali, “il rischio è quello della polverizzazione” sottolinea Sara De Carli.[10] Con 93 miliardi in gioco nel settore, il non profit può crescere e durare solo puntando su strategie efficaci di raccolta fondi. Vendite ed eventi non bastano: crowdfunding, corporate fundraising e lasciti restano ancora un oceano quasi inesplorato. Per sopravvivere e incidere, le organizzazioni devono imparare a chiedere, pianificare e coinvolgere cittadini e imprese.[11]
5. Volontari e territorio: chi sono e dove operano
La partecipazione al volontariato è abbastanza equilibrata tra uomini e donne, con una lieve prevalenza maschile nelle attività organizzate e femminile nell’aiuto diretto. Rispetto al 2013, il calo è stato più forte tra gli uomini. L’istruzione fa la differenza: i laureati sono i più attivi nel volontariato, ma negli ultimi dieci anni proprio tra loro si registra il calo più significativo.
Arsea comunica n. 102 del 3/109/2025
[1] Paolo Venturi, Il non profit vale 93 miliardi di euro, ma la sua ricchezza è “politica” non “economica”, https://www.vita.it/idee/il-non-profit-vale-93-miliardi-di-euro-ma-la-sua-ricchezza-e-politica-non-economica/?https://www.vita.it?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Weekly&utm_id=100
[2] Sara De Carli, Il non profit dei piccoli: una organizzazione su due ha entrate sotto i 10mila euro, https://www.vita.it/il-non-profit-dei-piccoli-una-organizzazione-su-due-ha-entrate-sotto-i-10mila-euro-annui/?https://www.vita.it?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Weekly&utm_id=100
[3] Il censimento delle istituzioni non profit per un futuro da costruire. al via la rilevazione, convegno del 24 marzo 2025
[4] Il censimento delle istituzioni non profit per un futuro da costruire. al via la rilevazione, convegno del 24 marzo 2025
[5] ISTAT, Istituti Nazionale di Statistica, Il volontariato in Italia – Anno 2023, https://www.istat.it/comunicato-stampa/il-volontariato-in-italia-anno-2023/
[6] Il censimento delle istituzioni non profit per un futuro da costruire. al via la rilevazione, convegno del 24 marzo 2025
[7] Il censimento delle istituzioni non profit per un futuro da costruire. al via la rilevazione, convegno del 24 marzo 2025
[8] ISTAT, Istituti Nazionale di Statistica, Il volontariato in Italia – Anno 2023, https://www.istat.it/comunicato-stampa/il-volontariato-in-italia-anno-2023/
[9] Antonio Fici, Tax incentives for donations to social economy entities. Models, trends and challenges. Thematic discussion paper, Univesity of Rome Tor Vergata, Maggio 2025
[10] Sara De Carli, Il non profit dei piccoli: una organizzazione su due ha entrate sotto i 10mila euro, https://www.vita.it/il-non-profit-dei-piccoli-una-organizzazione-su-due-ha-entrate-sotto-i-10mila-euro-annui/?https://www.vita.it?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Weekly&utm_id=100
[11] Valerio Melandri e Stefano Malfatti, Caro non profit, qui ci vuole una sveglia. O sarai un “gigante di cartone” , https://www.vita.it/idee/caro-non-profit-qui-ci-vuole-una-sveglia-o-sarai-un-gigante-di-cartone/?https://www.vita.it?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=Weekly&utm_id=100
[12] ISTAT, Istituti Nazionale di Statistica, Il volontariato in Italia – Anno 2023, https://www.istat.it/comunicato-stampa/il-volontariato-in-italia-anno-2023/
Caterina Ancarani
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